Le Tre Ville
Fattoria i Graffi
Riassunto della storia di Fattoria I Graffi
• Segni in area di presenza etrusca (VII-IV secolo aC)
• La strada che passa sotto I Graffi era parte della Via Cassia, anno 100
• Il campanile della chiesa di Cascia fu ritenuto una torre di avvistamento nell'800; ma forse era costruito con la chiesa come altri lungo la strada nel 1100-1200
• Il nome I Graffi era conosciuto mille anni fa ma l'origine è sconosciuta
• C'erano uliveti almeno mille anni fa
• Le colline erano terrazzate 300-400 anni fa, quando si svilupparono le grandi proprietà terriere basati sulla mezzadria
• The noble family Quaratesi era proprietaria di I Graffi e tanto altro intorno dal 1700 al 1900, il periodo più importante della fattoria
• La cappella consacrata nel 1780 era precedentemente un teatro costruito intorno al 1720
• La villa centrale era costruita in diversi tempi, una villa da lavoro "semplice" che si è sviluppata nel corso dei secoli; gli archivi sono spesso incompleti ma i passaggi di proprietà danno indicazioni degli sviluppi
• La parte che sembra essere la più antica è un nucleo intorno a cui la villa è cresciuta, inglobando un pozzo che forse era esterno; le finestre trovate visibili nel muro al piano terra hanno almeno 400 anni (strumenti e metodo)
• Si potrebbe sapere di più se tutti i muri fossero stonicati via rivelare precedenti aperture; qualche indizio si può avere studiando il sottotetto
• Nuovi proprietari portarono entusiasmo e investimenti all'inizio del 20 ° secolo, ma cedettero e vendettero tutto dopo due guerre mondiali e il declino della mezzadria; segni del loro contributo sono i dipinti sui soffitti delle ville e sull'esterno, l'aggiunta ai locali alla zona frantoio, e le grandi cantine (l'anno 1909 era visibile nell'ingresso)
• Il portico è stato aggiunto; una finestra fu trovata sotto intonaco della parete interna della stanza sopra e l'aggiunto della torre dell'orologio è documentato (1820)
• Durante il periodo delle tremende trasformazioni nella zona durante il boom del dopoguerra, i contadini abbandonarono la terra per le fabbriche, la popolazione
cittadina diminuì da 15000 a 11000
• Negli anni '70 il ritorno alla vita in campagna--più potere d'acquisto---porta gradualmente alla ripopolazione del Comune di Reggello
• Da decenni l'aggiunta di nuovi volumi di edifici è limitata ai centri abitativi
• Molti mettono in questione l'aumento della fabbricazione intro il 1980 e se l'amministrazione locale è in grado di gestire uno sviluppo - acqua, strade, altri servizi - in uno dei comuni più estesi d'Italia
• C'è un apprezzamento per la ricchezza naturale e storica (Vallombrosa, balze, Foresta di Sant'Antonio, chiese romaniche, proprietà storiche) che sfida la capacità delle amministrazioni pubbliche di proteggerlo e gestirlo.
Summary of the history of Fattoria I Graffi
• Evidence in area of Etruscan presence (7th-4th centuries BC)
• Roman evidence in the road passing I Graffi, part of the Via Cassia, year 100
• Bell tower of the church in Cascia was thought to be a watchtower in 800; but perhaps built with church like others along the road in 1100-1200
• Name I Graffi was known a thousand years ago but the origin is unknown
• Olive groves at least a thousand years ago
• Terraced hillsides 300-400 years ago as the large land holdings with sharecropping developed
• Noble Family Quaratesi were owners of I Graffi from 1700-1900 at the sharecropping high point
• Chapel consecrated in 1780 was previously a theater built about 1720
• Central villa built in stages, a “simple” work villa that developed over the centuries; archives often incomplete
• The part which seems to be the oldest is a core from which the villa grew, including over a well that was perhaps outside; we've been told that windows found in the wall at ground floor are at least 400 years old (tools and method)
• One could know more if all the plaster were taken away to reveal openings, periods, and ways of building; some clue can be had from under the roof
• New owners brought enthusiasm and investment at the start of 20th century but gave up and sold all after two World Wars and the waning of sharecropping; signs of their input are the paintings on villa ceilings and on the exterior, the addition to the olive press rooms and the large cellars (the year 1909 was formerly visible in the over entrance)
• Portico was added; window found under plaster in interior wall of room above and documentation of when the clock tower was added (1820’s)
• Tremendous change in the area during the post-war boom; farmers abandoned the land for the factories, township population drops from 15000 to 11000
• In ‘70’s return to the living in the countryside—more buying power and cheap property—gradually brings up population
• Many question the amount of building since 1980 and whether the local administration is capable of managing it – water, roads, other services---in one of the most extensive townships of Italy
• For decades now the addition of new building volume is restricted to the towns
• There is appreciation for the natural and historical wealth (Vallombrosa, balze, Foresta di Sant’Antonio, Romanesque churches, historical properties) which challenges the public administrations' capability to manage and protect
Villa Strozzi
Villa Strozzi al Boschetto
Storia e descrizione
Alla metà del XVI secolo, Giovan Battista di Lorenzo Strozzi per ampliare il bosco detto di Cafaggio acquistò una serie di proprietà confinanti. All'interno di questa vasta proprietà fece costruire la sua residenza con annesso un grande giardino ed il bosco di Cafaggio pur mantenendo le caratteristiche di selvatico, divenne un luogo di delizie con l'introduzione di giochi d'acqua ed elementi decorativi, tipici del gusto manierista.
Una seconda importante trasformazione si ebbe alla metà dell'800, quando il principe Ferdinando Strozzi commissionò a Giuseppe Poggi il restauro della villa e la riprogettazione del parco. Due sono gli elementi cardine del progetto del Poggi: il viale delle carrozze che sale dalla via di Soffiano e la radura. A tale fine il Poggi trasformò i campi a sud, modellandoli in pendii dolci, attraversati da sentieri per le passeggiate. Sul lato di via di Soffiano si snoda il viale d'ingresso che ha inizio con un'elegante cancellata in ferro battuto posta fra due colonne e due casotti rivestiti con bugnato rustico. Oltrepassato l'ingresso si sale gradualmente sulla collina dal viale fiancheggiato da tigli, platani e ippocastani che lasciano intravedere prati dove sono raggruppati pini, tassi, e alberi di Giuda che danno luogo ad un bel contrasto cromatico nella stagione primaverile. La ristrutturazione del Poggi interessò anche la parte del parco cinquecentesco, dove furono risistemati i sentieri e le decorazioni architettoniche. Sul lato di via Pisana fu costruita una scenografica scalinata in pietra serena pavimentata a ciottoli di fiume, su modello delle Rampe del viale dei Colli.
Inoltre fra il parco vecchio e quello nuovo fu inserita un'imponente limonaia scandita da tre serliane. Dopo lunghe vicissitudini, tra cui la requisizione prima da parte delle truppe tedesche e poi di quelle alleate nella seconda guerra mondiale, il parco e la villa furono acquistati dal Comune di Firenze, diventando parco pubblico (denominato Parco di Villa Strozzi o Il Boschetto). Dal suo restauro degli anni Ottanta è stata sede di Tempo Reale, il centro di ricerca e produzione musicale fondato da Luciano Berio. Fino al 2011 è stato anche sede del Polimoda. Il 25 marzo 2014[1], viene aperto il Centro Sino Italiano di Design - Firenze & Shanghai[2]. Nei due mesi successivi all'inaugurazione la villa è stata sottoposta a lavori di restauro del piano terra e del primo piano. In seguito il Centro ha ospitato attività ed eventi incentrati sul design, l'architettura sostenibile, la moda e il cibo.
Storia - Limonaia di Villa Strozzi
Nel 1973 il comune di Firenze decise di trasformare il complesso di villa Strozzi (la villa, le scuderie e la limonaia restaurate nella seconda metà dell'Ottocento da Giuseppe Poggi) in uno spazio polivalente per l'arte contemporanea. Per conferire all'intervento un carattere internazionale, vennero interpellati sette architetti diversi per esperienza e cultura: gli italiani Goivanni Michelucci, Ignazio Gardella, e Carlo Scarpa, il finlandese Alvar Aalto, l'austriaco Hans Hollein, l'americano Richard Meier e l'inglese Alan Irvine. Con l'unica eccezione di Aalto (al quale è affidato il progetto di un nuovo edificio adibito a biblioteca), tutti i progettisti si confrontano con il tema della ristrutturazione non conservativa dell'architettura, palese espressione della volontà della committenza di conservare l'involucro degli edifici, riconfigurandoli completamente all'interno. Michelucci cominciò a lavorare al progetto nell'aprile del 1973, producendo, sino all'ottobre dello stesso anno, un'ingente mole di schizzi vigorosamente espressivi. Prese corpo progressivamente l'idea di uno spazio attraversato da percorsi aerei nel quale la copertura diveniva spazio per lo spettacolo e la sistemazione interna si poneva in decisa autonomia rispetto al guscio ottocentesco (debitamente restaurato e consolidato). Le difficoltà economiche e il succedersi di diverse amministrazioni determinarono un arresto dell'iter e indussero la committenza e il progettista a rivedere in parte il progetto, eliminando il sistema delle passerelle interne e in qualche modo semplificando l'idea michelucciana. Il progetto esecutivo viene approvato il 26 marzo 1987 e i lavori avviati poco dopo: il 16 gennaio 1998 venne approvato il progetto delle opere di completamento e di arredo. La Limonaia fu conclusa nell'estate del 1998 e ufficialmente inaugurata il 6 luglio.
Contesto urbano
La Limonaia è situata all'interno del complesso della villa Strozzi e del parco del Boschetto, ampio polmone punteggiato da alberature secolari e adibito a verde pubblico attrezzato situato al margine occidentale della collina di Monte Oliveto. Tale area, delimitata a ovest da via di Soffiano e a nord da via Pisana, riveste un'importanza strategica per la sua vicinanza al centro urbano e per la contiguità con il sistema delle colline extraurbane di Bellosguardo. La limonaia costituisce, assieme alla villa attualmente adibita a sede di una scuola di moda, il punto di arrivo del percorso all'interno del parco che, snodandosi a partire dai due ingressi monumentali sulle vie di Soffiano (opera di Giuseppe Poggi e Pisana, si articola sinuosamente fino a raggiungere il punto più elevato della collina, in corrispondenza del quale la macchia boscata si apre in una radura a prato dove risaltano i volumi classicheggianti della villa, della limonaia e delle scuderie. L'edificio riprogettato da Michelucci traguarda verso valle il parco con le sue architetture mentre verso est è come incastonato nel fianco della collina, che in questo punto presenta una notevole pendenza.
Architettura
Limonaia di Villa Strozzi: punto d'innesto tra l'antica facciata e il moderno teatro situato sul tetto. Il progetto di ridefinizione ideato da Michelucci consiste in una riduzione della precedente architettura ottocentesca a semplice involucro murario, all'interno del quale si sviluppano una nuova architettura e una nuova struttura, completamente e volutamente indipendenti dal contenitore come esplicitamente denota la candida struttura metallica della copertura. L'attuale edificio si presenta come un volume compatto a pianta rettangolare e su un unico piano, qualificato sui lati meridionale, orientale e occidentale dalla neoclassica partitura delle serliane. Tale volumetria appare come sospesa e alleggerita dalla presenza, sui tre lati, di un piccolo bacino d'acqua: il fossato sul quale suggestivamente si riflette l'immagine architettonica è sovrastato da aeree passerelle (con struttura e balaustra in metallo tinteggiato di bianco e pavimento in travertino) che conducono agli ingressi sull'asse longitudinale e ai due accessi dalla facciata principale. Il tema della sospensione e del distacco è ripreso sapientemente nel trattamento dell'involucro murario oltre il quale si articola una nuova e distinta cortina in ferro e vetro: sul fronte principale e in corrispondenza degli ingressi la parete vetrata si estroflette con tagli e scarti che esplicitamente dinamizzano la composta euritmia dell'edificio ottocentesco. Verso monte invece il progetto ripropone un modus operandi tipico dell'architettura di Michelucci: il notevole dislivello del terreno e la presenza di una grotta articiciale hanno infatti suggerito ai progettisti la creazione di un percorso e di luoghi di sosta: sul lato occidentale dell'edificio nel naturale incavo del terreno è stata realizzata la caffetteria, a fianco della quale una scala - con una muratura a pietrame che dialoga più con la conformazione organica della collina che non con il nitore dell'involucro murario della limonaia - conduce sul tetto teatro (con ampie gradinate in cotto) che si apre a settentrione verso un piccolo palcoscenico.
Interni
Per quanto riguarda l'interno, questo si qualifica come un unico grande vano a pianta rettangolare con pavimenti in cotto e pareti intonacate, fortemente qualificato dall'orditura metallica tinteggiata di colore bianco: sui tre lati vetrati le pareti sono geometricamente scandite dalla maglia dei profilati mentre l'impianto longitudinale è ritmato da quattro grandi travi inginocchiate, dal profilo ad ala di gabbiano, ciascuna delle quali si compone di un doppio telaio a maglia reticolare: tale struttura appoggia, in corrispondenza delle pareti vetrate, su pilastri in ferro mentre gli altri due punti d'appoggio sono costituiti da pilastri setti murari in cemento.
Il Teatro
Questo spazio teatrale moderno all'aperto è strettamente legato al recupero della limonaia. Michelucci, accanto al recupero dello spazio interno, aveva allora previsto di progettare anche la nuova copertura della limonaia come un'ampia galleria di un teatro all'aperto con la scena rivolta verso il boschetto di lecci che sovrasta a nord la limonaia. Inaugurato nel 1998, il teatro è diventato un punto importante di riferimento con le sue stagioni estive caratterizzate da spettacoli di prosa, di danza e di contaminazione di generi di grande interesse. Dal 2010 ospita la parte principale della programmazione del festival di Tempo Reale, dedicato alla musica sperimentale.
Fortuna critica
La critica ha, sin dall'epoca dei primi progetti elaborati da Michelucci, sottolineato il valore urbano di questo spazio, concepito come promenade architecturale e fortemente integrato con il contesto del giardino e del quartiere: secondo Naldi (1976) infatti i temi della Limonaia - flessibilità dell'organismo architettonico, polivalenza funzionale dei suoi elementi costitutivi, liaison tra spazio interno ed esterno - sono una costante della ricerca progettuale di Michelucci.
da Wikipedia
Villa Favard
Villa Favard di Rovezzano
Villa Favard si trova in via Aretina nella località di Rovezzano a Firenze.
Storia e descrizione
Denominata anticamente Palagio dei pini, la villa di Rovezzano appartenne alla famiglia dei Cerchi, che nel 1493 la cedette ai Bartolini.
Agli inizi del Cinquecento, Zanobi Bartolini dette l'incarico a Baccio d'Agnolo di restaurare l'edificio e di progettare la sistemazione dello spazio esterno. Questi propose uno schema di giardino extraurbano caratterizzato da un grande prato antistante la villa. Nel 1823 il principe Stanislao Poniatowsky acquistò la proprietà, che fu venduta dai suoi eredi nel 1855 alla baronessa Fiorella Favard de l'Anglade.
Suzanne Bacheville, futura baronessa Favard, donna intelligente e di una certa cultura, ma non di nobile nascita, riuscì a trasformare la propria villa in un centro di cultura, dove si potevano incontrare i maggiori intellettuali ed artisti del tempo. La baronessa incaricò Giuseppe Poggi di eseguire i lavori di ammodernamento ed abbellimento dell'edificio e del giardino. L'architetto progettò una scuderia, un nuovo viale d'accesso sulla via Aretina e la costruzione di una cappella, in seguito decorata con affreschi di Annibale Gatti e Giovanni Duprè.
Il parco venne ristrutturato secondo il tipico schema all'inglese, furono piantati, oltre una gran quantità di piante autoctone (querce e lecci), numerosi alberi di gusto esotico tra i quali cedri del Libano e magnolie. I viali vennero bordati da olmi inframmezzati da siepi di rose. L'impianto classico del giardino antistante la villa fu mantenuto, con le sue siepi di alloro potate in forme geometriche, e ornato da una vasca circolare e vasi con piante di limone. Fu mantenuto anche il piccolo labirinto di bosso di cui adesso si sono perse le tracce.
Furono costruite due serre in ferro e vetro per il ricovero dei limoni e delle piante tropicali. Con la morte della baronessa Favard (1889) iniziò il periodo di decadenza, che la videro trasformata in ospedale militare dal 1917 al 1922 e che culminò con l'occupazione della villa da parte delle truppe tedesche durante l'ultima guerra mondiale.
Nel 1949 tutto il complesso fu dato all'Opera Pia Madonnina del Grappa. Negli anni settanta, l'apertura della via Rocca Tedalda ed il frazionamento dell'intera proprietà ne alterò definitivamente la struttura originaria, separando la villa dal grande viale d'accesso sulla via Aretina, dalla cappella gentilizia e dal parco.
Attualmente il parco è di proprietà del Comune di Firenze e la villa è sede distaccata del Conservatorio musicale Luigi Cherubini.
da Wikipedia